1.6 Vivace

Foto scattata negli anni Novanta al Centro Vivace durante la festa denominata ScacciarMarzo, giornatata ricca di attività divertenti per i ragazzi che si svolge tuttora.

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Immagine promozionale dell'Istituto Aeronautico, scuola che ha avuto sede presso il Centro Vivace per alcuni anni a metà anni Novanta.

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Progetto ABITARE I LEGAMI (A.S. 2015/2016) Scuole Medie di Ponteranica.

Dare luogo alle emozioni - Gli alunni coinvolti nel progetto hanno effettuato un'uscita presso il Centro Vivace raccontando fotograficamente il luogo, lo spazio pubblico e individuando dei particolari, degli elementi che ritengono significativi o sui quali vorrebbero intervenire per modificarli, migliorarli.

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I luoghi dell'incontro - Sono state messe a disposizione dei ragazzi le copie in bianco e nero delle fotografie da loro stessi scattate, così da permettere loro di modificare l’immagine e quindi il luogo attraverso colori, osservazioni e pensieri.

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Il racconto - LA CASA DEL SIG. V.

- Buongiorno disse-

- Buongiorno a lei! Come le sembra il cielo oggi? -

- Da lassù si vedono nuvole ma anche il sole che vuole brillare-

- Allora è tempo di prepararsi-

Come ogni giorno il sig. V. percorreva le vie del paese, su fino in cima al monte, ammirava il bel paesaggio, controllava come le piante e la vegetazione stessero crescendo e poi giù fino alla sua abitazione. Nel ritorno spesso era scorto dalle persone del paese che lo avevano come riferimento per il tempo della giornata. Il sig. V. era un uomo di media statura, bruno e con due grandi occhi neri, che quando si fermavano su di te, ti sentivi visto fino dentro al tuo animo. Il sig. V., spesso lo si vedeva tornare dal suo giro mattutino con dei rami di albero. Una volta entrato a casa, per ore si perdevano le tracce di lui. Nessuno sapeva cosa tutto il giorno facesse nel suo laboratorio. La casa del sig. V. non era lontana dalla scuola del paese. I ragazzi lo vedevano spesso prima del suono della campana e tra loro si chiedevano spesso cosa facesse con quei legni che portava a casa. L’ipotesi più quotata era quella che avesse una grande stufa e la usasse da ardere, ma la curiosità cresceva e Tommaso con alcuni amici decisero che l’indomani si sarebbero svegliati all’alba per seguire il sig. V. nella sua peregrinazione e raccogliere degli indizi utili.

Bene, il mattino seguente cinque ragazzetti erano pronti all’incrocio delle tre vie ai piedi del paese e attendevano il passaggio del sig. V..

Eccolo chiudere il cancello della sua abitazione e imboccare la via, con passo fermo e deciso. Passo costante, sguardo fiero e l’espressione di chi ha trovato la pace dentro di sé. Riservato ma socievole, il sig. V. non mancava mai di salutare nessuno con la luce negli occhi, luce che sembrava pacificare anche te che lo incontravi.

Ma non perdiamoci in chiacchiere… c’era in ballo una missione da compiere. Dunque, a debita distanza il piccolo plotone seguiva il suo obiettivo. Compatto. Dopo un’ora di cammino vedono il sig. V. addentrarsi in un bosco e dopo non molto tempo uscire con un ramo nel suo zaino. Un ramo non comune, non grande ma nemmeno stretto stretto. E poi giù di gran lena verso casa.

Si svegliarono di buon mattino per tutta la settimana, e la settimana successiva ancora. Quell’ora di cammino e poi in classe a far lezione. Si sorpresero di non essere nemmeno stanchi.

Ma la curiosità non si placava. L’aura del sig. V. non la si poteva ignorare! Perché ogni mattina un ramo diverso? E che faceva poi tutto il giorno nel suo laboratorio? Da dove arrivava quel suo fascinoso senso del sapere che gli si leggeva negli occhi?

I ragazzi della scuola erano in subbuglio. Tanto interesse per la storia, per le civiltà antiche, per i tempi lontani, e poi??? Solo loro si preoccupavano di capire cosa facesse il sig. V.?

Il coraggio andava preso in mano, era tempo di mettersi in gioco. Si diedero appuntamento alle sedici al parco che si trova tra le scuole e la casa del sig. V., da li presero la forza per suonare il fatidico campanello.

Un attimo, attendiamo un attimo! Ecco che la porta si apre e lo sguardo del padrone di casa rapisce ognuno di loro.

-Benvenuti, aspettavo la vostra visita. Immagino che sia stata la vostra curiosità a condurvi da me. Vi faccio i miei complimenti per essere riusciti per così tanti giorni a seguirmi fino al bosco.-

Ma come? Allora sapeva tutto!

-Vi porto nel mio laboratorio.-

I cinque ragazzi si guardarono sbalorditi, lo seguirono senza dire una parola. E dopo poco ecco li, una porta di legno con una piccola maniglia si apriva e, di fronte a loro, una tal sorpresa. Ma come non gli era proprio passata per la testa quell’idea!

Appesi alle pareti, appoggiati su dei lunghi tavoli c’erano tantissimi flauti. Flauti in legno. Di diverso tipi di legname: chiari, scuri come la pece, lavorati con mille intarsiature. Grandi, piccoli e minuscoli. Una quantità davvero sbalordente.

Che meraviglia, la fatica prima e il coraggio poi avevano dato i loro frutti. Il sig. V. mostrò loro gli attrezzi per costruire gli strumenti musicali e raccontò che per la scelta del legname si doveva essere molto accorti. Narrò che da tutta Europa la gente veniva da lui per avere una delle sue creazioni. Tommaso era felice, e ora anche i suoi occhi parevano brillare tanto quanto quelli del sig. V.. Da quel giorno lui e i suoi amici andarono diverse volte in quella che, da quel momento in poi, fu chiamata “la casa della musica”.

 

Diana Prada